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Ma diamo la parola all’autrice di Publisher, Alice Di Stefano, riportando alcuni passi da interviste sparse:
Sono convinta che, nella vita come in narrativa, ci sia un punto di vista maschile e uno femminile. Se gli uomini sono più bravi a cogliere l’insieme, dando sempre un significato al tutto, le donne forse hanno maggiore capacità di saper leggere nei dettagli, fino in quelli apparentemente più insignificanti.
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Come al suo solito, il Publisher ne ha combinate delle belle anche a Matera, ospite d’eccezione del Women Fiction Festival, una delle manifestazioni culturali più vivaci e interessanti del Paese.
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Nonostante la radice comune (padre e madre marchigiani, aria pura e sapore di montagna), la differenza con i fratelli era evidente anche a una prima occhiata. Un’energia diversa caratterizzava il più ribelle di casa Fazi, sempre guidato da una frenesia manifesta e prepotente, come prepotente e manifesta era la sua voglia di vivere nonostante i tentativi – da parte di Ivo, soprattutto – di farlo fuori.
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Decenni dopo, Gore Vidal ricevette quello stesso ragazzo (solo un po’ cresciuto) nella sua villa di Ravello, dimora a picco sul mare con oltre 700 mq di giardino, alberi secolari e piscina, nel cuore della già scenografica costiera amalfitana. L’ormai Publisher a pieno titolo (i capelli ancora perfettamente corvini, i denti splendenti col riverbero) vi si era recato ardimentoso, come e più che in gioventù, per proporgli di passare con lui e pubblicare con Fazi. Grazie all’inglese appreso a Manchester e poi a Londra, fluente al punto tale che anche un madrelingua gli stava dietro a fatica (al di là di qualche problema con gli accenti, che però ha anche in italiano), Elido era riuscito a conquistare l’esigente scrittore convincendolo a debuttare (e in seguito perseverare) con il suo giovane marchio.
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Tra i film che Alice aveva visto e rivisto con le amiche da piccola (oltre a Grease) c’era Sette spose per sette fratelli, la cui scena madre si impernia su una versione rivisitata e allegrotta del Ratto delle Sabine. Il boscaiolo rude che rapisce la fanciulla a forza e poi però se la sposa l’aveva segnata per sempre tanto da risentire tuttora del fascino del maschio che sa di uomo, che se beve alcol non si ubriaca e che di fronte alla parola deodorante ride sguaiato. Tutte peculiarità, queste, che il suo editore possiede alla perfezione: va bene, non è romantico, e non è nemmeno tenero ma in compenso è un unicum. In una società rammolita e un po’ beota, piena di ragazzi indecisi, individualisti a vuoto, fiacchi in amore, Elido spicca decisamente oltre a rappresentare un esemplare raro e in via di estinzione: non c’è più nessuno ormai, in città, neanche tra quelli nati negli anni Cinquanta, che possa ricordare con tale vividezza le Alfa vendute sfuse, le cinquanta lire per far suonare una canzone e l’amaro dopo i pasti festeggiato come una novità.
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