Fedi, trucco, vestito, catering, nonché la location della festa (che da sola aveva previsto diversi sopralluoghi) tennero occupata la futura sposa per giorni, mentre Fazi contribuiva a quegli stessi preparativi con un apporto del tutto originale. A ogni decisione da prendere, cercava sempre una scusa per far saltare tutto: menù, scelta delle posate, fiori, tovaglie, ma anche solo l’accostamento dei colori per le stoviglie o il velo da sposa da unire o meno ai lillà nei porta vasi (per non parlare dei sottopiatti in argento) erano tutti ottimi pretesti, quasi occasioni da prendere al volo, per adirarsi oltremisura e mettere in discussione il matrimonio.
Perplessi erano anche gli amici poeti, coinvolti a modo loro nell’allestimento di quell’evento grandioso con la composizione di una poesia a testa al posto del regalo vero e proprio: sentendosi per telefono con Elido o recandosi di persona da lui, che li riceveva per chiacchiere interminabili su futuribili raccolte di versi, dubbi esistenziali e similitudini tratte da Keats, desistevano ogni volta dal mettersi a comporre ex novo ispirati da Imeneo credendo che le nozze fossero state annullate o perlomeno rimandate; poi incontrando Alice tutta pimpante nei corridoi di quello stesso ufficio (magari un minuto dopo essersi congedati dall’editore) e sentendo per di più che c’era una certa fretta nella consegna dei testi, tornavano idealmente alla stesura di poemi epitalamici e ghirlande di rime ai fiori d’arancio.
Alla fine, il librino dei poeti per la bomboniera con i confetti andò in stampa con una tempistica perfetta, anche grazie alla collaborazione dell’amico tipografo che, oltre al regalo, aveva voluto contribuire così alla buona riuscita della festa. Non fu la stessa cosa, invece, per l’invito ufficiale al matrimonio che partì in netto ritardo sulla data prefissata, con Elido che dovette avvertire gli ospiti per telefono, informandoli contemporaneamente dell’eventualità che potesse saltare tutto. Anche i parenti (che sarebbero dovuti partire dalle Marche, già i bagagli pronti e il regalo incartato) vennero sviati da una chiamata del Publisher a Ivo in cui il futuro sposo faceva capire non troppo velatamente che erano sorti dei problemi e che le nozze quindi erano in forse.
…
Dal “librino dei poeti”:
CLAUDIO DAMIANI
Per le nozze di Elido e Alice
Aria tenera, che mi fai respirare
e questo respiro che mi riempie dentro,
come due amanti che s’incontrano
della stessa natura, l’uno per l’altro,
s’erano cercati e non s’erano trovati,
o non s’erano cercati, forse,
e tutt’a un tratto si sono trovati.
Aria dolce, e tu respiro
restate sempre sposati,
aria così leggera e così vasta
così poco densa, impalpabile quasi,
e tu respiro così umile, piccolo
e solitario, come il pianto di un cucciolo
lontano dalla tana.
Piccolo ma forte, ostinato, duro.
E tu Alice, e tu Elido
aria e respiro, respiro e aria,
siete l’uno per l’altra
e camminate docili
mano nella mano.
E voi, piante
che avete preparato l’aria
e avete preparato il respiro
fra di voi, tenere, camminiamo tutti
mano nella mano.
VALENTINO ZEICHEN
Per Elido e Alice, Sposi
Dopo i dispetti dei contrattempi
vediamo riapparire la graziosa Alice
che rientra, ben modellata,
dal “Paese delle Meraviglie”;
riattraversa la frontiera,
parete dello specchio concavo,
si tratta d’un caso/tempo
già entità dell’universo;
così la bella s’imbatte
nel noto editore Elido Fazi
fuoriuscito da un altro specchio
che stava proprio dirimpetto.
Sconfinamenti pericolosi? No
I due s’incontrano come monadi
E si fondono come abbaglianti riflessi.
Sposi per grazia. E per magia
Piovono dal cielo celesti confetti
Simili a doci baci sintetici;
morbidi come tenere labbra
si sciolgono in bocca.
E questo per dare solo un’idea
Del genere di golosità
Che l’amore coniugale ispira.
Auguri giganti agli sposi
Troneggiano sullo schermo,
e sullo sfondo già scorrono
i sottotitoli delle teste di serie
invitate.
Paolo Ruffilli
Per Alice ed Elido
NOZZE
Le nozze che canto qui per voi
Elido e Alice
son quelle che aprono
finestre e porte nuove
verso le mete più impensate
senza chiudere le altre
già aperte e spalancate
dentro la gabbia senza sbarre
dove si sta felici di restare
prigionieri della propria libertà.
L’amore che vi auguro che duri
è quello del principio
che impedisce intanto di dormire,
che toglie magari l’appetito
e mette addosso un po’
di vana frenesia
e vi fa andare, pazzi, in giro
in preda al desiderio
e alla follia:
così che non possiate stare fermi
neppure da abbracciati stretti,
e che vi bruci il sangue addosso
nel flusso delle vene
senza trovare pace
se non nell’agonia.
Per qualche tempo almeno,
vincendo la routine
che riconsegna prima o poi
alla beata atarassia,
più riposante, però più traditrice
ma evitando comunque
la calma e placida bonaccia
che vede tutto
prima ancora di vederlo
e sa già tutto
con bell’anticipo
azzerando ogni curiosità
ad evitare, pigra,
le attese e le sorprese
per la comodità.
Postscriptum:
Se muovo il dito
è per rivolgervi, Elido e Alice,
con questa esortazione
l’invito a un’equa divisione,
– almeno io ci tento e spero –
al cinquanta per cento
eppure nella somma per intero
dell’amore e della professione:
in eguale proporzione basilare
metà, io spero, ai libri
in casa editrice
nel pieno del menage editoriale
e il resto in quell’altra casa vostra
al puro menage più familiare.
