Elodia credeva e basta, senza farsi troppe domande. Un’ortodossia robusta e totalizzante l’aveva caratterizzata fin da ragazza e sostenuta nel momento in cui, per una serie di circostanze sfortunate, aveva perso il marito e una figlia a distanza di pochissimi mesi. Nella primavera dei diciotto anni di Elido, fu la persona a lui più vicina, colei che gli insegnò a sopportare le disgrazie come fosse il cielo a mandarle, quello stesso cielo che, talvolta, può anche ricompensare con incredibili regali.
Alla festa organizzata insieme al compagno di banco, a cui Alfiero alla fine non si era presentato (senza neanche avvertire), Elido era apparso triste e pure contrariato ipotizzando un tradimento da parte dell’amico, che a quell’ora però già non c’era più…
Di fronte a quella tragedia senza spiegazioni, provocata da un banale incidente domestico, per fortuna c’era la nonna: forte, salda, fu lei a convincere il nipote a reagire e a partecipare al funerale del ragazzo, esortandolo così ad un contegno dignitoso anche in quel difficile momento.
Elido quella volta la ascoltò così come fece anche in seguito e fino alla morte di lei, avvenuta pochi mesi dopo il tragico episodio.

Nella chiesa in cui venne celebrato il funerale, c’è tuttora un affresco per il quale girava voce che la stessa Elodia avesse posato insieme ad altre ragazze nel lontano 1910, quando il frate cappuccino Augusto Mussini (detto fra’ Paolo), religioso dall’indole tormentata, aveva deciso di rappresentare l’Annunciazione dell’Angelo a Maria coinvolgendo direttamente la comunità del paese. Già trascorsi diversi anni in quel di Quintodecimo, quel frate sui generis, inquieto e stravagante nonché grande amante della pittura, avrebbe voluto lasciare un segno del suo passaggio nelle Marche (così come sulla terra), prima di scomparire all’improvviso e morire pochi anni più tardi dopo una serie di crisi nervose dovute a un carattere non proprio facilissimo.
La nonna, la zia, l’amica della nonna, la figlia del ciabattino: tutte sostenevano di aver posato per la Madonna dell’Annunciazione, anche se molte erano le figure di contorno per la completezza di un affresco insolitamente bello con la neve e altre atipiche note paesaggistiche sullo sfondo. Attorniavano quella in primo piano, la bambina a gambe nude, la fanciulla dall’aria androgina, la pastorella con le trecce, tutte raffigurazioni molto audaci per l’epoca, non tanto per la scelta della posa quanto per il tratto del pittore e per una mano che sapeva rendere sensuali anche le immagini più delicate e destinate ai luoghi di culto.
In quei 15 metri per 7, dunque, si svolse il funerale di Elodia durante il quale a Elido, oltre alle lacrime, affiorò il ricordo di tutte le volte in cui proprio la nonna lo aveva ammonito con torve occhiatacce mentre lui, chierichetto a forza, si era messo le dita nel naso durante la funzione fissando con occhio assente i paesani seduti sui banchi in prima fila.
