Io sono Keats

Io sono Keats

Fazi, come già accennato, si sente John Keats, poeta morto di tisi nel 1821, celebre per aver composto le odi all’urna greca e all’autunno, anche noto per le lettere appassionate scritte all’amata Fanny.

Niente di più diverso insomma, anche se per Elido, imprenditore cinquantasettenne, proprietario di ben due società, più che benestante, ex moglie, tre figli e varie fidanzate all’attivo (etica vetero-maschilista, spietato al lavoro e sempre un po’ sovrappeso), il paragone (anzi, la vera e propria identificazione) è Bibbia.

Per avvalorare questo intimo sentire, rafforzare la teoria e fugare forse qualche dubbio (che a volte doveva aver sfiorato persino lui), Fazi nel tempo ha cercato di rendere più umana la figura del grande poeta in un libro, in cui Keats è mostrato negli aspetti più quotidiani e intimi (chissà perché, sempre poco esplorati dalla critica). In questa biografia liberamente romanzata del poeta, Keats appare come un uomo perennemente scontento, aggressivo, tormentato (oltre che iroso e gran frequentatore di bordelli), che si appiccica con chiunque non gli aggradi irritandosi con Fanny se non gli risponde a tono.

Nei liberi giudizi su Anobii, tutti peraltro molto lusinghieri verso il volume, i lettori, per loro stessa ammissione poco edotti di poesia inglese e curiosi perciò di approfondire un tale personaggio, sembrano stupiti nonché meravigliati nello scoprire un Keats del tutto inedito: altamente misogino, collerico, presuntuoso, in una parola odioso.

 

fazi keats

copertina alternativa

Nella poetica mutuata da Keats, che già i primi commentatori avevano criticato per l’insita oscurità semantica, «Bellezza è verità, verità è bellezza». Questa criptica estetica per iniziati era stata adottata in blocco e senza spirito critico dal Publisher in cerca di idoli che, non appena si presentava l’occasione, si pregiava di sfoggiare quell’incomprensibile aforisma.

Anche il celebre verso «A thing of beauty is a joy forever», che apre l’Endimione, è un altro esempio di trobar clus tanto caro a Fazi e che così tanto ne aveva colpito l’immaginazione: su simili asserzioni o sillogismi dalla non limpidissima interpretazione, d’altronde, si basano le mille utilizzazioni strumentali nonché l’uso arbitrario e del tutto soggettivo di Keats da parte del Publisher: su quei versi, infatti, Elido nel tempo ha costruito scuse colossali, alibi granitici o puri e semplici pretesti, a giustificare scorrettezze palesi o atti di un’enormità evidente compiuti soprattutto nei confronti delle donne.