IL ROMANZO

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“Un palio dei buffi da far invidia a quello di Palazzeschi”

 

“Scrive Maugham, ossia uno dei più straordinari indagatori dei possibili narrativi, in un suo racconto, che alle donne “non interessa il senso dell’umorismo”. Ma è proprio vero? Forse ai tempi dell’impero britannico. Oggi le donne sanno fare tutto quello che fanno gli uomini, secondo qualcuno anche meglio, e sono diventate sensibili a quella misteriosa e benemerita tonalità. Alice, editor della casa editrice Fazi, nonché moglie del titolare, sceglie, in questo suo libro in terza persona (romanzo? diario dissimulato? trattamento per un possibile film?),  un punto di vista obliquo, che si proietta sul mondo da un’angolazione che ha il potere di incrociare, coordinare e concertare fra loro persino i contrari più irriducibili. Ingranata la marcia dello humour, la realtà non è abolita, ma si rende sopportabile, talora comincia addirittura a  lievitare.

 

Il racconto ha inizio con la descrizione di un viaggio alle Maldive, aprendosi poi a fisarmonica lungo l’arco di circa mezzo secolo, con largo spazio all’oggi. Quanto ai soggiorni all’estero, ne seguiranno molti altri, tutte godibilissimi, per il lettore, fra cui quello in Giappone (nessuno lo conosceva così, cioè come realmente è). Protagonista, il marito, l’editore Elido Fazi, impegnato nella quest che lo porta dai contrafforti del natio, rude e generoso Piceno all’Inghilterra dell’Economist, e quindi, ormai imprenditore di successo, alla Roma, sempre felliniana, e ora anche sorrentiniana, dei nostri anni.

C’è un momento in cui il viaggio di formazione e affermazione dell’eroe sembra evidenziarsi nell’aggettivo “baldanzoso”, espressione eminentemente umorale e visiva, da intendersi, però, anche nell’accezione, se esiste, più coniugalmente tenera. Deuteragonista è la se stessa di prima e di dopo l’incontro con l’editore; quindi una folla di parenti, conoscenti, dipendenti della casa editrice, scrittori, pittori (raccomando ai lettori il personaggio semi-criptico del russo Yuri), amici, tra cui il “sommo poeta”, di antica e scontrosa dignità armigera e cavalleresca, Valentino Zeichen: sembra inventato ed è invece perfettamente vero, una delle sorprese che l’essere, ogni tanto, riserva a se stesso.

Infine l’Italia dei saloni del libro, degli eventi culturali, dei premi, popolata da un sottobosco di strepitosi (anche in senso etimologico) figuri, un palio dei buffi da far invidia a quello di Palazzeschi”.

Giuseppe Leonelli

 

 

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Il Publisher legge Publisher

 

 

Publisher è il romanzo di Alice Di Stefano che parla dell’editoria italiana negli anni d’oro prima della crisi.

Publisher si pone in maniera innovativa nell’ambito del panorama letterario attuale. Sotto un velo di leggerezza e il tono da commedia, l’utilizzo parodico di generi diversi, compreso quello dell’autofiction, rimanda a un immaginario composito, fantasioso, capace di dar vita a una forma di narrativa inusuale: eccentrica, bizzarra eppure non priva di sostanza. I rimandi che costellano il testo e la costruzione per quadri che compone il ritratto del protagonista, figura comico-grottesca che trascende il dato biografico utilizzato ad arte, virano i modelli di riferimento verso una forma originale di fiaba moderna. Lo stile garbatamente ironico e il gioco metanarrativo messo in atto dall’autrice, in un dichiarato quanto voluto effetto di mise en abyme, trasformano questa pseudo biografia romanzata in un racconto dal tocco lieve e godibile, basato costantemente sull’equivoco e sempre in bilico tra realtà e finzione.