IL PROFESSORE, L’AVVOCATO, IL POETA

IL PROFESSORE, L’AVVOCATO, IL POETA

L’amico da più tempo, di vecchia, vecchissima data è Giulio, il professore della tesi, l’unico che non vuole soldi da lui ma anzi, quando può, lo aiuta e lo ha sempre aiutato. Tifoso della Lazio, è un conte veneziano di antico lignaggio che vive nel centro di Roma in una casa di 300 metri quadri con servitù, lampadari a bracci in vetro di Murano, tende con le mantovane e mobili d’epoca intarsiati in ciliegio.

È anche vero che come amico quasi non esiste, è un ricordo lontano, risalente addirittura agli anni dell’università, così come è vero che ogni qualvolta sia prevista una partita di calcio di un certo livello (europei, mondiali ecc.) Giulio si materializza sul divano, anzi è già sul divano di Elido. Una specie di miracolo ricorrente, quello dell’apparizione di Giulio in casa Fazi, che si ripete anche la domenica a settimane alterne quando, intorno alle ore dodici, al Publisher viene voglia di sfidarsi con qualcuno a tennis. Giulio – pur avendo quindici anni più di Fazi – accetta sempre la sfida anche se, osso duro com’è, non si fa certo battere, specie nell’eleganza dei movimenti e nella cura dell’abbigliamento sportivo. La sua apparizione è fugace, giusto il tempo di una partita, in genere vittoriosa: ore 11,45 Giulio suona al citofono, ore 11,50 Giulio si cambia nel bagno di Elido, sconfitto immancabilmente alle ore 12,45, appena dieci minuti prima dell’uscita di Giulio dalla casa del Publisher già docciato e rivestito visto che, dice, non vuole prendere freddo.

Nella cerchia dei suoi conoscenti, Giulio è un signore compito, educato, sempre vestitissimo e ancora assai piacente che organizza cene dai sapori rari servite su piatti di porcellana, con tovaglioli d’organza e posate d’argento. In quelle occasioni, Giulio trova sempre la parola giusta per i commensali e un complimento mai scontato per le signore. Economista stimato anche in ambito internazionale, altrimenti detto Lawrence di Somalia per il suo mandato pluriennale in Africa per conto dell’università, gioca con disinvoltura a bridge e spicca per una signorilità innata che lo distingue da tutti. Per Elido tuttavia, distante anni luce dal suo maestro in quanto a modi e cerimonie, rimane e rimarrà sempre il vecchio Giulio della tesi nonché uno dei più assidui frequentatori dei circoli sportivi della capitale (dall’Aniene al Canottieri Lazio fino a quello del Dopolavoro ferroviario, trovato molto interessante per i discorsi orecchiati sotto le docce) bazzicati, secondo il Publisher, per perfezionarsi nel gioco del tennis e poter fare la schiacciata a lui.

 

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L’avvocato (sodale per contratto) è un giovane di bell’aspetto, dall’aria asciutta, che, così prestante e abbigliato di tutto punto (spesso in scuro, con cravatte regimental, orologi di marca e scarpe all’ultimo grido), ama apparire in maniera perfetta tanto che quando si reca alle feste della casa editrice sembra sempre calato giù da un mondo superiore e parallelo.

Preciso, puntuale al limite del pignolo, adora l’ordine e la pulizia fino a sfiorare una forma di maniacalità ossessiva capace di svegliarlo la notte per verificare la chiusura del gas (e questo andrebbe anche bene), mettere a posto l’armadio della pasta separando i vari tipi e formati, allineare gli interruttori della luce nella mascherina del soggiorno per ritrovarli simmetrici la mattina. Nei giorni liberi, dopo il pisolino di rito, spesso rimette a posto le bollette dividendo le ricevute di luce, gas e telefono nei rispettivi cassetti.

Patito di moda, i mille armadi in casa rimandano un’idea di questa irrefrenabile passione, responsabile dell’investimento di tutti i suoi guadagni, al netto dell’Aston Martin parcheggiata in garage. La collezione di orologi, conservati in piccole scatole rivestite di velluto (e spolverati periodicamente con la dovuta cura), testimonia l’attenzione per le novità di tutte le marche e di tutti i modelli esistenti in commercio.

Nonostante tali evidenti caratteristiche di modernità e l’aspetto da uomo di mondo, l’avvocato si esprime ancora in siciliano stretto (è di Messina) tanto che ai cda, in cui è spesso presente per via del suo ruolo chiave, sembra sempre di assistere a una riunione della cupola nei pressi di Palermo – anche se si è in via Isonzo vicino alla Stazione Termini, a Roma – in virtù di quella cadenza mai corretta o volutamente coltivata, come si vocifera, a fini vagamente intimidatori.

Curatore d’affari di Fazi, con il Publisher in realtà gli affari li fa lui: il caratterino dell’editore, infatti, lo costringe spesso a minacciare cause o a subirne, con l’incombenza ogni volta di doverlo difendere in tribunale (dove Elido non si presenta mai perché – dice – «deve lavorare») cercando di ingentilire e camuffare l’intemperanza del suo cliente.

Tolti il professore, l’avvocato e Yuri, il quarto amico (ma forse unico e solo per la tenuta e l’assiduità della frequentazione) è Valentino Zeichen, sommo poeta e maestro riconosciuto delle patrie lettere, che, per scelta, e ormai anche per abitudine, vive del solo proprio ingegno in una casa fatta di lamiera in una centralissima zona di Roma.

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