Valentino Zeichen, cibo e poesia
Un personaggio importante di Publisher è Valentino Zeichen, grande poeta, grande amico dell’editore protagonista nonché grande cultore di cibo e poesia. Qui uno dei tanti passaggi del romanzo in cui compare Zeichen:
A Roma, in casa editrice, ogni tanto faceva capolino Zeichen rivendicando il suo ruolo di poeta e, già che c’era, un pasto caldo.
Un giorno un po’ nuvolo, si era presentato con l’ombrello, firmato su ogni spicchio: «Così non lo possono rubare», aveva dichiarato, avviandosi verso il ristorante a braccetto con il Publisher.
Seduti a tavola, e già rievocato un episodio riguardante un viaggio in Cina fatto anni prima (in cui insieme a Cucchi e Loi si era ritrovato a fare il karaoke cantando O sole mio davanti a cento persone) Valentino aveva ordinato un’insalata di polpo e un bicchiere di vino, raccomandandosi che quest’ultimo fosse abbastanza «rudimentale» e non «abboccato», come l’altra volta.

Poi, nell’attesa delle pietanze, mentre il poeta era intento a grattare via col coltello il sesamo dal pane, l’editore si era espresso esplicitamente contro l’esportazione italiana di armi all’estero. In un’ipotetica guerra Cina-India, un tale comportamento sarebbe stato giudicato male nonché pericoloso per l’equilibrio del mondo. Zeichen, che aveva ascoltato attentamente il discorso e contemporaneamente cambiato vino, optando per un grechetto su suggerimento di Noemi, aveva ribattuto alla James Bond: «Vivi e lascia morire!», formula alla quale, a suo avviso, sarebbe stato meglio ricorrere anche per gli annosi problemi legati alla sovrappopolazione mondiale.
Dopo diverse proposte a turno su come far ripartire il PIL del Paese, Zeichen aveva ordinato una mousse alla ricotta di bufala e rum, sperando invano Elido nelle fragoline di bosco («Perché lui è romantico…», come aveva specificato Valentino). All’arrivo di un parallelepipedo appena sporcato da una striscia di gelato, Zeichen, deluso, aveva commentato: «Ah, e sarebbe questa la mousse?», scatenandosi poi, dopo l’incauta sollecitazione da parte dei proprietari, sulla consistenza del polpo appena terminato, giudicato in tutto e per tutto «gomma pura».
Alla fine, alzandosi tutti per andar via, a voce altissima e già brillo, Zeichen aveva detto: «Ammazza, Fazi è diventato buono: neanche le armi ci fa più esportare!», con l’inchino e i saluti più calorosi allo chef che non riusciva più a fare a meno di lui (e dei suoi giudizi) essendosi lanciato nella sperimentazione di vellutate ai porri, ai fagioli, alle verdure.
